
L’utilizzo delle chat e dei messaggi vocali e emoticons di WhatsApp nei processi civili e penali sono ammessi? Cominciamo con dire che tale tipologia di messaggi sono da considerarsi corrispondenza, sono quindi assimilabili alla corrispondenza scritta e come tali godono della protezione dell’art. 15 della Costituzione.
La decisione della Corte sui messaggi vocali e emoticons di WhatsApp
Corte La Cassazione ha stabilito il seguente principio di diritto “i messaggi di posta elettronica, i messaggi WhatsApp e gli SMS conservati nella memoria di un dispositivo elettronico conservano la natura di corrispondenza anche dopo la ricezione da parte del destinatario, almeno fino a quando, per il decorso del tempo o per altra causa, essi non abbiano perso ogni carattere di attualità, in rapporto all’interesse alla sua riservatezza, trasformandosi in un mero documento “storico”.

L’utilizzo di messaggi vocali e emoticons di WhatsApp nei processi penali e civili
La loro acquisizione e l’utilizzo come prova nel processo civile è soggetta a maggior rigore rispetto al processo penale dove non è richiesta una prova legale in senso stretto, inoltre i dati possono essere utilizzati più liberamente dal magistrato. Nel processo civile, invece, è necessario rispettare criteri più rigorosi, le prove devono essere raccolte in modo lecito affinché il giudice possa attribuirgli valore.
Sempre in ambito civile, secondo l’orientamento condivisibile del Tribunale di Milano, un messaggio può anche provare l’accettazione di una proposta contrattuale senza necessità di ulteriori formalità.
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